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Relazione del conte Demetrio Carlo Finocchietti sulla industria del legno quale era rappresentata all'esposizione universale di Vienna nel giugno 1873
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Museo Austriaco, e cosi ha potuto avere un giusto compenso alle sue no­bili fatiche, col veder collocate come modelli in quel museo le sue stu­pende cornici, che meglio di molte altre imitano quelle del secolo XVI che si vanno facendo sempre più rare, e che non sincontrano che in poche antiche magnatizie abitazioni. Le cornici del Picchi sono ricercatissime e conosciute moltissimo allestero, ove già ornano reggie e doviziosi appar­tamenti. Il singolare modo della loro fabbricazione è merito privilegiato di questo infaticabile artista, al quale anche recentemente due illustri ac­cademie artistiche hanno voluto dimostrare la loro stima, collo spedirgli i loro diplomi.

Molti altri lavori importanti erano esposti in questa sezione, che in una mostra più modesta avrebbero potuto ottenere una distinzione; ma in quella faragine di ottimi lavori di ogni nazione non fu piccola fortuna se ai lavori italiani toccarono le ricompense che abbiamo accennate, e che certamente non furono poche.

Giova poi osservare che i premii accordati ai mobili intagliati italiani furono conseguiti più dalla mano dopera, che dal capitale, mentre e in Austria nella Germania, e in Inghilterra, e in Francia e nel Belgio, i mo­bili scolpili appartenendo a grandi fabbriche, ove si lavora qualunque genere di mobilie, non si sa mai con certezza qual è il vero autore di un bellintaglio in legno. E difatti i mobili di Grùber, di Eren, di Orbey in Vienna, quelli di Mazaroz e Guéret in Francia, di Jackson e Graham in Inghilterra, di Tasson nel Belgio, di Wirth in Svizzera, avevano certamente meriti grandissimi e per disegno e per composizione, e per esecuzione. Ma i veri autori di quelle sottili sculture, di quei disegni erano realmente i proprietari di quelle grandi fabbriche ? Io credo di poter impunemente affermare che no. In quelle vaste officine esistono disegnatori stipendiati i quali danno ad eseguire i loro modelli ad alcuni intagliatori addetti al­lopificio, i quali spesse volte si dividono il lavoro fra loro, eseguendo al­cuni la figura, altri gli animali, e certuni gli ornati.

Compito il lavoro, viene sottoposto allesame del proprietario della fabb rica, il quale quasi mai pone le mani in quei lavori fatti per suo conto, e che poi espone e vende in proprio nome, facendo accordare me­daglia di cooperazione agli operai che furono i veri e propri autori di quei distinti oggetti.

In Italia invece, meno in ben poche eccezioni, quasi tutti i mobili intagliati e scolpiti sono disegnati e lavorati in gran parte da una me­desima mano, almeno nelle parti sostanziali, giacché gli operai delle officine dei nostri scultori in legno sono destinati per lo più a eseguire i disegni del maestro, a sbozzarli e prepararli nel legno per essere quindi terminati da chi gli ha concepiti e disegnati.

I)i tal maniera la parte più importante del lavoro rimane quasi sem­pre al capo del laboratorio, che poi esponendolo in suo nome, può con