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Pompeiano poteva benissimo essere adottato dal Pagano, se egli sentivasi inclinato ad imitarlo, ma però doveva saperlo meglio adattare ai mobili, i quali richiedono sempre una certa solidità di costruzione, senza di che riescono perfettamente inutili alluso delle abitazioni. Per questo ben giusto motivo, il Pagano non potè ottenere che una menzione onorevole, il che non è piccola distinzione in una mostra come quella di Vienna; e tale premio dovrà essergli nobile eccitamento a continuare nelle sue buone disposizioni, e a meglio adattare i suoi mobili a quel comodo uso cui sono destinati.

E quello che diciamo ad esso, ci sentiamo il dovere di riferirlo anche ai mobili dello stesso genere presentati da Luigi Mastrodonato di Napoli i quali però non ottennero alcuna ricompensa, imperocché offrivano mag­giore delicatezza di ornati, minore consistenza nella loro costruzione, e poca idoneità ad essere adattati alluso, senza gravissimi inconvenienti.

E adesso fa duopo che io parli qui delle stupende tarsie di Federico Lancetti di Perugia. I lavori del Lancetti erano ormai cogniti a vari del giuri, che aveano diviso con me lonore di appartenere ai consigli internazionali e di Londra e di Parigi, ma per la maggior parte dei miei colleghi erano affatto nuovi, e per conseguenza fecero in que­sti ultimi una maggiore impressione per la loro eleganza, per il loro buon gusto, per la loro squisita esecuzione. Il Lancetti non ha che un competitore in Italia, ma soltanto nelle tarsie di avorio sullebano, e questo è il Gatti di Faenza dimorante a Roma, del quale parleremo a sua volta. Ma il perugino intarsiatore non ha chi lo eguagli per il massimo buon gusto che presiede costantemente a tutti i suoi lavori, e siccome questa verità fu unanimemente consentita dallintiero giurì, così fu deliberato per premio dei suoi bellissimi lavori e in avorio, e in legni colorati, la medaglia del buon gusto. qui credasi, come da alcuni è stato erroneamente inter­pretato, che una tale distinzione fosse inferiore alla medaglia di merito, e ciò perchè nellelenco delle ricompense è stata posta la penultima. Tutte le medaglie conferite alla esposizione Viennese avevano il medesimo valore: soltanto la denominazione era diversa. E quando uno, per esempio, riceveva medaglia di buon gusto, della quale si era avarissimi, ciò indicava che i lavori di quellespositore avevano un merito specialissimo, quale era quello di aver raggiunto la più grande eleganza, il massimo grado di perfezione nel disegno, nelle forme nellinsieme.

Il solo diploma di onore era superiore a tutte le altre distinzioni, e veniva accordato solo a quei produttori che avendo ormai raggiunto la massima perfezione nei loro lavori, avendo ottenuto ovunque premi di primo grado, e arrecando colla loro industria benefìzi indiscutibili alla società, non potevano ambire che ad una specialissima dimostrazione di stima, che veniva determinata da quel gran diploma.

Che la medaglia del buon gusto fosse una distinzione molto meno