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di ebanisteria era buono, e come tale fu premiato con lina onorevole men­zione. Se invece che da Milano fossero provenuti quei mobili da altro luogo, forse avrebbero potuto conseguire a titolo dincoraggiamento una medaglia di merito, ma lessere prodotti di una città dove si lavora egregiamente qualunque genere di ebanisteria, e dove si dovrebbe essere più cauti nel- lincorrere nei difetti del Megét , bastò per rendere il giurì molto più severo nel conferimento della ricompensa.

meno severo si mostrò per i mobili presentati da Ferdinando Po- gliani, pur di Milano mobili di ebano nero intarsiati di avorio.

I suddetti mobili a prima vista abbagliavano, ma non reggevano ad un esame minuto che si facesse di loro. E siccome nel giurì vi erano uomini intelligentissimi e competentissimi nella materia, così malgrado la difesa dei loro meriti assunta da me e dal mio collega prof. Mussini non fu possibile ottenere al Pogliani una ricompensa maggiore della menzione onorevole. Il confronto di quelle tarsìe con quelle del Gatti e del Vespi- gnani di Roma era troppo eloquente per poter convincere ognuno della equità imparziale di un tale giudizio.

Milano ebbe il gran torto di spedire a Yienna mobili di grande ap­parenza, ma che illudono soltanto qualche dovizioso forestiere, che crede bello tutto quello che esce da un magazzino italiano, e specialmente se in quella bottega vi è lombra di qualche mobile dei tempi passati. Ma ad un giurì come quello di Yienna era difficile che il fulgore dellorpello fa­cesse talmente abbacinare la vista da farglielo prendere per oro effettivo. I lavori milanesi furono esaminati con tutta coscienza, ma anche con tutto il rigore dovuto; e se pochi ottennero splendide ricompense, la ragione è detta, e credo inutile doverla ripetere.

Ebbe parimente una menzione onorevole Leonardo Gaggia di Milano per un suo mobile di ebano intarsiato in avorio e tartaruga che non man­cava di eleganza e di belle proporzioni. Lodato per le sue linee archi- tettoniche, per la semplicità e buon gusto di ornati e per una assai buona composizione non che per eccellente costruzione si fu lo scaffale da libri che presentò Sem Torelli di Firenze, al quale venne conferita per una­nime consenso una medaglia di merito.

Uguale ricompensa avrebbe potuto ottenere Salvadore Pagano di Napoli per i suoi mobili di noce finamente scolpiti sullo stile Pompeiano. Ma adottando quello stile egli dimenticò che costruiva dei mobili destinati alluso, e non per stare sotto una campana di cristallo. E tutti quegli ornamenti sottilissimi da lui erroneamente intagliati, erano già in parte stati rotti nel viaggio, ed altri avrebbero incorso la stessa mala sorte se quei mobili fossero stati adoperati. Tutte quelle punte, quelle sagomette aggettanti, quei festoncini erano troppo poco resistenti, e disadatti del tutto per un mobile, nel quale leleganza non deve esser mai scompagnata dal comodo di poterlo usare senza il continuo pericolo di guastarlo. Lo stile