68
a Milano nel 4871 in occasione di quella nazionale esposizione, venne più severamente ripetuto a Vienna da quell’illustre giuri internazionale. Il Ricciarelli pone grandissima cura nell’intaglio dei suoi ornati, ma le sottigliezze che egli adopera, staccando, per esempio, i tralci dalla massa del legno, leccando troppo certi piccoli oggetti, sminuzzando soverchiamente certe foglie e fiori, fa sì che egli rende eccessivamente delicato il lavoro, e gli fa perdere quell’impronta vera artistica, che debbono avere i mobili dell’epoca che egli ha voluto imitare. L’arte non consiste in ciò, se ne dersuada : i soli settecentisti e loro seguaci ebbero il cattivo vezzo di cercare gli effetti collo sminuzzare l’intaglio, e col supplire alle ingegnose invenzioni colla diligenza e pazienza della maniera. Ma nei bei secoli dell’arte i grandi intagliatori sbozzavano appena i loro grandiosi lavori, e anche nelle più piccole candelabre si ammirano ornati finissimi del più bassissimo rilievo, senza veder mai staccato nulla dalla massa del legno. Se il Ricciarelli vuole imitare i bei modelli di quei secoli, conviene che tralasci quella sua maniera d’intagliare il legno, la quale altro non è che una imitazione del perugino Gettarelli, e del piemontese Ronzanigo, valentissimi intagliatori del secolo passato W.
Ad onta di questa pecca che spero non sarà incorreggibile, e che per debito d’officio debbo qui notare, il lavoro di questo artista fu trovato pregevole e come tale premiato nel modo che sopra accennai.
A questa splendida ricompensa la fortuna volle aggiungerne un’altra coll’acquisto del suo cofano fatto da S. M. il Re d'Italia.
Tali dimostrazioni di onore debbono essergli nobile eccitamento a sempre meglio studiare buoni modelli, e farsi un più giusto criterio delle epoche, che vuole rammentare coi suoi mobili. Si attenga sempre al semplice, tralasci quel Lire frastagliato e minuto, che è l’effetto della sola pazienza : imiti il bello, e abbandoni il difficile; cerchi il vero ed avrà sempre il buono.
Un distintissimo intagliatore fiorentino, noto ormai anche all’estero per grandiosi e bellissimi lavori, non potè spedire a Vienna che minutissime cose le quali, quantunque benissimo eseguite, pure non potevano dare al giurì una idea ben’esatta del valore artistico del loro autore. Questo era Egisto Gajani, solerte, studioso ed abilissimo artista che possiede uno dei più cospicui laboratori di Firenze, non solo per numero di allievi, quanto per importanza di lavori. Maestro pratico della scuola preparatoria d’intaglio, spedì una cornice con specchio vagamente intagliata.
Il Gajani ottenne una sola menzione onorevole, ma questa fu più una dimostrazione di stima verso di esso, che una vera e propria ricompensa, che sarebbe stato troppo modesta per un’artista del suo merito. Il
(1) Vedi Fikogcbietti: Dilla icultura « tarila in Ugno. Tipi Barbèra, Firenze, 1813.