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maggiore soddisfazione accettare un premio se gli viene conferito, imperocché sa che quella ricompensa è stata accordata più che al capitale impiegato in quell’oggetto, alla mano che lo ha disegnato e in qualche parte scolpito.
Si è per queste ragioni che i mobili italiani hanno un carattere proprio che li distingue, perchè generalmente sono emanazioni di una mente sola, mentre altrove anche i disegni non sono di un solo artista, e molto meno l’esecuzione. Difatti in alcuni mobili austriaci si ammirano bellissimi animali, scolpiti colla massima disinvoltura e verità, e a lato ad essi figure ed ornati che chiaramente indicano non essere opera della medesima mente e molto meno della medesima mano. Nulladimeno la grandiosità delle fabbriche donde emergevano quei mollili, la grande quantità di operai impiegativi, la cospicua annua produzione, erano argomenti possentissimi per determinare a loro vantaggio il favore del giurì.
Molti modesti intagliatori italiani invece, che appena hanno la possibilità di tenere un operaio, e che disegnano, sbozzano ed eseguiscono da per sé stessi quasi intieri lavori, ottenevano con grande fatica qualche modesta ricompensa dopo lunghe ed animate discussioni. Ma per determinare quelle ricompense non vi era pericolo che avesse influito il bagliore delle grandi officine, nè le forti cifre dell’annua produzione; erano veri ed immediati effètti di meriti incontestabili.
In Ital ia può dirsi che fu più premiato il lavoro che il capitale; in molte estere provincie, fu più al secondo che al primo che vennero concesse tante ricompense. Nè con ciò venne trascurato di onorare anche il lavoro; cosicché moltissime furono le medaglie di cooperazione, che si accordarono agli operai delle fabbriche estere, laddove due sole furono quelle elargite ad operai di fabbriche di mobili italiani.
L’associazione del capitale al lavoro è certamente la base essenziale e fondamentale per far progredire convenientemente qualunque industria , e per conseguenza fa di mestieri incoraggiare con ogni maniera di onorificenze coloro che influiscono colla propria pecunia a sviluppare le arti e le manifatture. Ma siccome se al denaro impiegato in una officina non corrisponde 1’ eccellenza dei lavori che essa è destinata a produrre, i guadagni si fanno meno lauti e vistosi; così parmi che mentre è giusto che debba altamente onorarsi il capitale, sarebbe doveroso retribuire ugualmente il lavoro. E pur troppo vero che il lavoro senza capitale non può esistere; ma siccome questo riesce mirabilmente a crescere gl’interessi di quello, parmi che per lo meno dovrebbero essere premiati con eguali proporzioni. Il che disgraziatamente sovente volte non avviene.
Un’altra osservazione da farsi si è che molto volte il lavoro isolato riesce infecondo e poco bene indirizzato ad utile scopo, e ciò accade per mancanza di esperienza nell’operaio che lavora nel silenzio e nella