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correnza, seppure questa non le venisse fatta dalle fabbriche di Chiavari, che, come dissi, potrebbero fargliela e con grande successo, e qui, e fuori di qui. Ma per sostenere queste concorrenze non conviene stare colle mani alla cintola e contentarsi di produrre quaranta o cinquanta mila sedie allanno in dodici fabbriche. Fa di mestieri porsi di accordo, formare una società di tutti gli ebanisti chiavarmi, darne la direzione al più prob > ed in­telligente, acquistare e inventare macchine per segare e preparare i le­gnami, e tessere i paglietti, e porsi in grado di produrre per lo meno, in un mese, quello che adesso producesi in un anno. Senza porsi in grado di rispondere a qualunque straordinaria ordinazione, una fabbrica non può mai far larghi guadagni, dar vita a commerci di grande entità , e concorrere col prezzo con le fabbriche estere.

Lindustre ed intelligente Thonét che nel 4856 si sarebbe trovato im­barazzato a sostenere una commissione immediata di trenta o quaranta­mila sedie, ha potuto per la esposizione mondiale di Vienna mettere alla disposizione della direzione generale dei lavori, e per molti stabilimenti nuovi, per oltre un mezzo milione di sedie in pochi giorni. E tutto questo senza turbare minimamente landamento ordinario delle giornaliere com­missioni che ricevono le sue fabbriche, e che non vengono mai ricusate, qualunque possa essere il numero richiesto delle sedie, o il tempo as­segnato per la consegna.

mi si ponga qui 1 eccezione, che per ottenere questi immensi ri­sultati, fa di mestieri possedere amplissimi mezzi, imperocché per dar vita a una nuova impresa non occorrono tesori, ma una buona direzione ed una savia amministrazione. Il Thonèt cominciò con poche migliaia di fiorini, ed ora le migliaia realmente si sono convertite in milioni.

Perché non potrebbero fare Io stesso le fabbriche chiavarine? Sono più di trenta officine, le quali producono appena per una ! Perchè non formano una grande società, un solo fondo sociale , una grande manifattura che potrebbe produrre e spandere le sedie alla Campanino in più forti pro­porzioni di quelle che non fa il Thonét colle sue di legno curvato 1 ?

Vorrei che questa mie parole non andassero perdute, ma che in­fondessero un poco di coraggio negli operosi chiavarmi, ai quali dovrebbe sempre esser presente, che separati potranno far sempre poco, uniti mol­tissimo, e ciò in virtù di quel vecchio assioma, che lunione fa la forza.

Ad eccezione delle sedie di Chiavari, pochi altri oggetti di semplice ebanisteria figuravano in questa sezione.

Socrate Megét di Milano aveva spediti due letti gemelli, con altri mobili da camera in legno di noce dindia, con ornamenti dorati. Prima di tutto debbo avvertire che questi ornamenti essendo superflui, pregiudicavano alla bellezza dei mobili, i quali erano ben costruiti, ma difettavano di buone forme. I letti poi avevano il difetto ben grave di non potersi con­giungere, per una cornice che di troppo aggettava. Malgrado ciò il lavoro