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appartenere al giuri di quella esposizione nazionale. — Ricordo anche di averne veduto di non meno belle a Torino, e in qualche altra città della Lombardia. Ma a Vienna non comparvero che quelle del milanese Rizzi, e furono premiate nel modo distintissimo che ho accennato.
La industria dei cappelli di truciolo è fiorentissima nelle provincie Milanesi, e alimenta gran numero di famiglie. Ho avuto occasione di vedere nel 1861 alla prima esposizione italiana in Firenze bellissimi lavori fatti nelle più alpestri giogaie degli Appennini, e quello che mi colpì si fu il modicissimo prezzo loro, che, se non erro, era perfino di cinquanta centesimi per ciascun cappello. Non so se i lavori di truciolo presentati a Vienna erano migliori, e sarei stato ben contento di averli potuti esaminare.
Sezione E. — Grandemente importante esser doveva per l’Italia questa sezione; avvegnaché molto bene si lavorano in molte sue provincie i mobili impiallacciati e decorati di tarsìa. Ma alcuni di questi, e certamente bellissimi figurarono, come notammo, nella sezione B. Malgrado una tale mancanza, questa sezione contava 37 espositori, dei quali uno ottenne il diploma d’onore, uno la medaglia del buon gusto, quattro la medaglia del merito, e dodici la menzione onorevole.
Fu a Giovan Rattista Gatti di Faenza dimorante a Roma, che il giurì decretò unanimamente di concedere il diploma d’onore. Le ragioni cha persuasero a conferire quella somma distinzione erano facili a spiegare da chiunque avesse esaminato le sue maravigliose tarsìe di avorio sull’ebano nero. — Molti erano gli oggetti presentati da questo valentissimo intarsiatore, e l’uno non era inferiore all’altro per bellezza di composizione, per eleganza di forma, per buon gusto di disegno, per eccellenza di esecuzione.
Il Gatti era ormai un nome conosciuto a molti del giurì, e fino dall’Esposizione internazionale del 1862 aveva rivelata una gran potenza a far bene ; nè l’aspettativa cbe si ebbe dei suoi progressi fu mal fondata, imperocché in quasi tutte le successive mostre esso si dimostrò sempre primo nell’arte sua, e a Vienna ha dimostrato chiaramente che ben difficilmente può farsi di meglio. Alcuni poco benevoli al Gatti apposero a di lui carico che egli non sempre è l’autore dei disegni che eseguisce mirabilmente. E se ciò fosse vero, una buona dose del di lui merito verrebbe certamente a scemare, ma non per questo rimarrebbe minore il suo merito d’inlarsiatore, il quale da nessuno può essergli contrastato e che ciascuno trova superlativo. Ammettendo per conseguenza che i suoi detrattori potessero avere ragione, e che non tutti i disegni eseguiti dal Gatti sieno opera sua, ciò non farebbegli grandissimo torto, conciossiachè non tutti i più famosi intarsiatori dei secoli passati furono disegnatori, e credo aver ciò abbastanza dimostrato in altra mia recente pubblicazione (ù.
(1) Vedi Fikocchieiti : Della scultura e tarsia in legno. Firenze, tipi Barbèra, 1873.