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Sarebbe desiderabile che l’addebito apposto al Gatti non fosse vero, giacché è poco perdonabile ad un artista, come esso certamente è, di doversi prevalere degli altrui disegni per eseguire quelle stupende ed elegantissime tarsie.
Ma, posto anche che ciò sia in parte vero , giova sperare che d’ ora innanzi questo valoroso intarsiatore vorrà maggiormente destinare il suo studio alla composizione di nuovi disegni, i quali basandosi sui modelli già eseguiti felicemente, non potranno certamente esserne inferiori per bellezza.
Vuoisi ancora che il Gatti non abbia allievi, e che poco si curi di averne; e questa poi sarebbe una più grave sventura per l’arte, essendoché maestri come lui difficilmente s’incontrano, e dovrebbe per conseguenza sentire più fortemente il dovere di rendere altri capaci di saperne continuare le belle tradizioni artistiche. E tanto più sarebbe questa deplorevole cosa, in quantochè, come altrove avvertiva, difettasi attualmente in Italia di una buona scuola di tarsia in legno ; e duole che anche i bresciani intarsiatori da qualche tempo lascino invano desiderare i loro lavori.
Brescia, come ognuno sa, ha sempre avuto celeberrimi intarsiatori che hanno saputo imitare il suo famoso fra Raffaello, allievo e compagno di fra Giovanni da Verona. E i Rosani ed i Massini recentemente fecero maravigliare mostre universali e nazionali coi loro venustissimi lavori. Ma non so per quale motivo dal 1861 in poi non ho potuto più avere la soddisfazione di piu nulla vedere di loro.
Chi mai ha mancato all’ appello, è stato l’operoso quanto poco fortunato Alessandro Monteneri di Perugia, giovine ardito, intraprendente, pieno di solerzia e di capacità, abilissimo esecutore, ma anche lui poco valente nel disegnare.
Il Monteneri si consacrò alla tarsia a figure, alla grandiosa allegoria storica, ed esegui mirabilissimi lavori, dei quali ebbi altre volte a parlare con estrema compiacenza, conciossiachè sempre furono soggetto di meritati encomii e distinzioni lusinghiere (Ù.
Nè a Vienna fu minore il successo che ottenne il bravo Monteneri presentando all’esame di quel giurì il suo portentoso quadro, rappresentante il trionfo di Aureliano, disegnato dal prof. Domenico Bruschi di Perugia. L’esecuzione di quella tarsia è buonissima, e se in alcune parti il fondo delle mura fa poco risaltare i personaggi del seguito di Aureliano, ciò è più difetto del disegno, che dell’intarsiatore, il quale male avrebbe saputo rendere col legno gli effetti, che non riuscì a dare il pennello. Ad onta di queste leggerissime pecche, che non è la prima volta che io
(1) Vedi Finocciiietti : Opere citale.