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Eseguì pure coll’aiuto del Sansovino, di cui era grande amico e fami- Mare, alcuni grandi putti e una statua al naturale rappresentante S. Tolentino, che furono posti nella cappella dedicata a quel Santo nella chiesa di Santo Spirito in Firenze 9).
Discepolo di Nanni Unghero si fu Niccolò detto il Tribolo, nato nel 1485 e morto nel 1550. Ma questi esercitò l’arte dell’intagliatore soltanto nella sua giovinezza, e di lui non esiste alcun lavoro di legno, per averne eseguiti soltanto affinchè rimase nella bottega dell’Unghero. Dopo si dette interamente alla scultura in marmo ed all’architettura, e si rese celebre in ambedue queste arti.
Andrea del Verrocchio ancora, il quale fu pittore, scultore ed architetto fiorentina, si piacque esercitare l’arte dell’intaglio in legno, come quasi tutti i grandi artisti di quel tempo, ed esegui vari crocefissi, i quali però non si sa con precisione se esistono tuttavia in qualche chiesa o in qualche museo.
Eccellentissimi intagliatori finalmente furono Gio. Battista del Tasso e i suoi figli Marco, Domenico e Giuliano, i quali eseguirono egregi lavori in Firenze e specialmente in Palazzo Vecchio e nella libreria di S. Lorenzo, ove in compagnia di Antonio Carota, detto il maestro Antonio, nel 1552 fece il bel soffitto ed i plutei di quella insigne biblioteca.
Il Carota eseguì ancora coi disegni di Pierin del Vaga alcune poppe delle galere fiorentine, e architettò e intagliò i carri della Compagnia del Diamante.
La famiglia del Tasso ebbe altri intagliatori in legno, come è stato dottamente avvertito anche ultimamente dal chiarissimo Gaetano Milanesi.
E qui faremo punto per ora della storia antica, che spero non sarà riuscita discara ai lettori di questa relazione, ai quali forse varie delle notizie date non saranno state del tutto familiari, per la gran ragione della loro poca pubblicità. Per gli studiosi poi riesciranno sempre utili, imperocché chi ama le arti, desidera sempre avere di esse le maggiori e più ^dettagliate notizie. E dopo tutto ciò riprendo il filo della relazione.
Malgrado che molti oggetti appartenenti per natura loro a questa sezione figurassero in altre, come più sopra vedemmo, nulladimeno non pochi, nè di piccola importanza furono quelli che il giurì dovette prendere in esame.
E per i primi ragion vuole che io accenni a quelli di Valentino Panciera detto Besarel di Venezia , nei quali fu coadiuvato dal fratello Francesco.
Di quell’egregio artista ebbi luogo di parlare a lungo altre volte ( 1 2 ), e sempre dovetti convenire della sua distinta capacità, del suo franco e
(1) Vedi Vasari: Vite dei Pittori. Edizione Lemonnier, 1857, voi, 10 a 13.
(2) Vedi Fixoccuietti : Opere citate.